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Fresagrandinaria

Il toponimo pare sia originato dal personale latino Fresius o Frisius; le prime testimonianze antropiche risalgono all’epoca italica, come attestano i rinvenimenti archeologici nella località Guardiola; quest’ultimo è un toponimo che insieme a “Fara” ricorda l’antico insediamento longobardo.

Nel IX secolo Fresa era inclusa nella Contea di Teate; nel suo territorio si trovava un vasto possedimento dei benedettini che fondarono la chiesa di S. Germano di Capua e il monastero di S. Angelo di Cornacchiano sui resti della chiesa di S. Martino, donata nel 1001 a Montecassino. La fondazione dell’abbazia si inserì nell’ampio processo di riordino fondiario e rilancio religioso voluto da Montecassino che, tornata a splendere poco prima del Mille dopo i saccheggi dei saraceni, avviò un vasto programma di nuove fondazioni monastiche e di stretta alleanza con le signorie castrali dell’Abruzzo. In Fresa erano signori i Grandinato, presenti nel 1060, feudatari anche di Dogliola, Lentella, Furci, Palmoli e Celenza sul Trigno.

Osservando il borgo antico di Fresagrandinaria non si tarda a scorgervi l’origine fortificata e l’impianto tipico degli aggregati dell’XI secolo, formatisi con l’incastellamento. Non è escluso che al borgo fortificato se ne aggiungesse un altro extramoenia, a poca distanza, di tipo rurale e che nel tempo si siano uniti. Già inclusa nella signoria dei Di Sangro, passò nelle mani dei Caracciolo di S. Buono che nell’Alto Vastese, dalla fine del XV secolo, andavano costituendo un grande feudo tra i più estesi d’Abruzzo. I Caracciolo sostennero e spinsero la popolazione all’attività agricola e di allevamento. Oltre ai cereali i Fresani si dedicarono già alla fine del Settecento alla coltivazione del riso nelle anse e lanche del fiume Trigno, in collaborazione con le popolazioni dei paesi vicini. Come per le località vicine, era diffuso l’allevamento brado di suini nei querceti e difese (soprattutto in Colle Maiale).

La chiesa del SS.mo Salvatore, già dipendente dell’abbazia di Cornacchiano, è stata completamente rinnovata nel XIX secolo e presenta una elegante facciata neoclassica. La Chiesa della Madonna delle Grazie era dipendente dall’abbazia di Tremiti. Al suo interno si conservano una Madonna con Bambino, S. Biagio e S. Germano del Quattrocento.

Certamente i resti più importanti dal punto di vista storico sono i resti del campanile dell’abbazia di S. Angelo di Cornacchiano nella contrada Guardiola. Oltre al fascino malinconico del luogo, è da ricordare che il 13 agosto nei suoi pressi si svolge un pellegrinaggio da parte dei cittadini di Furci in memoria del Beato Angelo stanziato in questo monastero, secondo tradizione, per compiere i primi studi al tempo di Federico II di Svevia prima di essere “lettore di teologia” all’Università di Parigi. L’abbazia, in decadenza nel 1490, andò soggetta alla Commenda dei Frati Minori di S. Onofrio di Vasto, fino a perdere la sua importanza. Il paese si distingue sicuramente per la possente mole di pietra e per le grotte artificiali scavate nel gesso. Il paesaggio delle colline poste in prossimità della confluenza tra il Treste e il Trigno, fortemente identitario, può riassumersi nella compresenza tra elementi naturali (speroni di roccia, creste, solchi erosivi) su cui si sovrappongono lacerti di bosco o di macchia, ed elementi di suolo coltivato con campi e colture di antico impianto, tra i quali si inseriscono le nuove sistemazioni colturali (oliveti, vigneti, seminativi).

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